mercoledì 29 aprile 2020

IL COLORE SPIEGATO DA VAN GOGH


Come utilizzava il colore "Van Gogh" ? Il grande artista olandese ne parla spesso nelle sue lettere. Vediamo allora in questo post, direttamente dalle parole di Vincent, rivolte al fratello Theo, come egli pensava e concepiva l'utilizzo del colore nelle sue meravigliose tele.


IL COLORE SPIEGATO DA VAN GOGH BLOG ARTISTAH24 DIPINTO A OLIO SU TELA NOTTE STELLATA - CIPRESSI SCURI CON UN SFONDO AZZURRO CON STELLE GRANDI
Notte Stellata - V. Van Gogh - olio su tela



"Vincent Van Gogh" parla insistentemente di colore e di come utilizzarlo in pittura nelle lettere scritte nell'autunno del 1885. Dipinge una ventina di nature morte tra settembre e ottobre, cercando di applicare le nozioni di teoria del colore che apprende leggendo e rileggendo più volte il libro dell'incisore francese Félix Bracquemond dal titolo Du dessin et de la couleur, e cercando di metterle in pratica nei suoi studi ad olio.

Nelle sale del Rijksmuseum di Amsterdam, che visita di sovente, scopre inoltre, che alcuni maestri quali Rembrabdt, Franz Hals e Ruysdael dipingevano spesso rapidamente, d'impulso, senza ritoccare, come anche lui desidera fare.

Vincent apprende anche che, questi maestri, utilizzano i colori procedendo solo con variazioni cromatiche all'interno della stessa gamma, e le lettere che Van Gogh scrive al fratello in questi mesi, trattano in maniera quasi ossessiva questo argomento.



"Di Millet, Rembrandt e, ad esempio, Israels, è stato detto a ragione, che sono più degli armonizzatori che dei coloristi." 



IL COLORE ARMONIZZATO COME LO INTENDE VAN GOGH 


(lettera da Neunen, metà di ottobre 1885)
"Per limitarmi a spiegarti come è stato dipinto quello studio - semplicemente così: il verde e il rosso sono colori complementari. Orbene, nelle mele c'è un rosso che è in sé molto volgare; inoltre accanto ad esso ci sono delle cose verdastre. Ci sono però anche una o due mele di un altro colore, di un certo tono di rosa che aggiusta tutto.
Quel rosa è il colore spezzato, che si ottiene mescolando il suddetto rosso col suddetto verde.
E' per questo che i colori armonizzano"

In questo primo passo della lettera scritta al fratello Thèo nell'autunno del 1885 ci sono annotate le prime importanti considerazioni che analizzeremo in questo post.  Vincent in questo periodo sta lavorando accanitamente allo studio del colore e su come esso debba armonizzarsi all'interno di un dipinto.

Gli studi che esegue sono di nature morte, che con le loro variazioni tonali ben si prestano alle prove di colore e di composizione che egli intende fare.

In questo primo brano della lettera Van Gogh evidenzia un passaggio fondamentale per l'armonizzazione del colore: cioè quello di spezzare il colore l'uno dentro l'altro, oppure ponendo un oggetto che comprenda i colori già presenti nel quadro.

Ciò significa che, se all'interno del dipinto devi utilizzare un rosso e un verde (nelle loro gamme e gradazioni) non devi lasciare il rosso (o il verde) nello stato in cui si trova,  anche se schiarito o scurito, ma bensì inserire nel rosso un pochino di verde, e nel verde un pochino del rosso; inoltre, come spiega Vincent nella lettera, è importante inserire un altro elemento che contenga i colori degli oggetti attigui. Solo così si avranno le tinte armonizzate.

Costruendo il quadro in questa maniera, tutti i colori risulteranno in qualche modo legati tra loro attraverso un "ponte", che il nostro occhio percepisce, e che legge come gradevole.

Nel proseguo della lettera Vincent spiega inoltre che:

"In aggiunta a questo c'è un secondo contrasto, che lo sfondo contrasta col primo piano: l'uno è di colore neutro, ottenuto mescolando l'arancione all'azzurro; l'altro è lo stesso neutro, ottenuto semplicemente con l'aggiunta di un po' di giallo."

In questo passaggio Van Gogh parla dello sfondo, che anch'esso ricopre un ruolo importante nella composizione coloristica del quadro. 

Se nel passo precedente aveva analizzato come dipingere gli oggetti (cioè le mele) armonizzandole tra loro, ora il problema che Vincent affronta è quello di armonizzare quegli stessi oggetti con lo sfondo, in modo tale che, risultino in armonia e non appaiano come qualcosa di avulso e di slegato.

Per fare questo suggerisce l'utilizzo di un tono neutro, ottenuto unendo l'arancione all'azzurro, attraverso cui si ottiene un grigio (influenzato maggiormente dall'arancione o dall'azzurro a seconda di quale dei due colori sono contenuti in quantità maggiore), oppure con l'aggiunta di giallo.

L''azzurro e il giallo sono a loro volta contenuti nella formazione del verde,  mentre l'arancione contiene il rosso e il giallo. Da qui si può intuire che i colori che ricorrono nella formazione delle tinte che Van Gogh utilizza, sono sempre gli stessi, rendendo in tal modo armonico il dipinto.

" Dato che  ocra rossa più ocra gialla dà arancione, la loro unione col blu è più neutra, e contro quel colore smorzato (le patate) diventano o più rosse o più gialle."

Questa annotazione ribadisce quanto appena detto, sottolineando l' acquisizione di "potenza" coloristica che gli oggetti ottengono dalla vicinanza degli uni agli altri; gli oggetti accostati tra loro si esaltano a vicenda in virtù del colore giustapposto.


"La luce più forte dell'intero quadro è semplicemente dell'ocra gialla pura. Il motivo per cui questo giallo smorto spicca tanto è che è messo in mezzo a un'ampia zona di un colore che, se fosse neutro, direi violetto; perché ocra rossa più blu dà dei toni violetti."

Anche questa è un'altra importante nota sul colore che Vincent ci trasmette e riguarda la luce.

In questo caso, la massima luce del quadro non è originata da un bianco, che molto probabilmente sarebbe risultato eccessivo rispetto alle altre tinte, ma bensì dall'ocra, che pur essendo un colore di per se non particolarmente luminoso, in rapporto agli altri colori del dipinto e soprattutto dello sfondo che il pittore indica come "violetto" quindi complementare al giallo,  assume il valore di massima luce con un effetto armonioso e realistico.

Leggi anche: La tecnica e il significato dei girasoli di Van Gogh


L'USO DEL BIANCO E DEL NERO 

Nella stessa lettera di ottobre del 1885, Vincent e Theo aprono una discussione molto interessante, che riguarda l'utilizzo del bianco e del nero in pittura.

" (...) il nero e il bianco si possono usare o no, sono forse dei frutti proibiti? Non penso che lo siano; Franz Hals impiega non meno di ventisette neri. Il bianco - sai tu stesso che quadri notevoli creano alcuni coloristi moderni usando bianco su bianco."

Sembra, da quanto scrive Vincent in risposta ad una precedente lettera di Theo, che quest'ultimo non ami particolarmente l'utilizzo di queste due tinte in  pittura, e probabilmente sconsiglia il fratello dall'utilizzare troppo questi due colori.

Vincent però non è dello stesso avviso:
"(...) Delacroix li chiamava <di riposo> e li impiegava come tali. (...) se soltanto li si impiega al loro posto, in armonia col resto del quadro, logicamente si possono usare tutte le tonalità."

Certo è che l'utilizzo da parte di un pittore di questi due colori è da fare sempre con parsimonia e cognizione di causa, sia usati puri che in combinazione con altri colori, altrimenti il rischio è quello di annerire le tinte o "ingessare" i colori. 

Solo quando si padroneggia l'uso di queste due tinte, l'effetto può essere quello di massima luce o di grande contrasto tonale dato dal nero.

Naturalmente Van Gogh presenta delle argomentazioni più che valide, portando come esempio al fratello,  il lavoro di un grande pittore come Delacroix, che Vincent ammira e da cui cerca di imparare.

"No - il bianco e il nero hanno un loro significato, una loro motivazione, e quando si cerca di eliminarli il risultato è un errore; la cosa più logica è considerarli come neutri: il bianco come la più luminosa unione dei rossi, azzurri, gialli più chiari, e il nero come la più luminosa combinazione dei più scuri rossi, azzurri e gialli. Non ho nulla da dire su quella teoria, è perfettamente vera."

Vincent quando parla di unione di rossi, azzurri e gialli per il bianco e il nero, probabilmente fa riferimento allo spettro dei colori della luce, ma c'è inoltre un'altra considerazione da fare: quando Theo scrive a Vincent sconsigliando l'uso del nero ha in mente i quadri dei pittori impressionisti che in quegli anni sono attivi e operativi a Parigi. 

Come è noto, l'impressionismo bandisce dal colore delle ombre il nero, per sostituirlo con l'azzurro o con colori complementari a quello proprio dell'oggetto che proietta l'ombra, ottenendo in tal modo straordinari effetti in termini di luminosità.

Non c'è quindi da stupirsi, se sconsiglia il fratello Vincent dall'utilizzare troppo il colore nero, suggerendogli invece, di avvicinarsi a quella che è la ricerca della pittura a loro contemporanea. 

Dopo qualche mese il pittore partirà per Parigi dove entrerà in contatto con la luce e i colori degli impressionisti di cui parla Theo, cosa che avrà un influsso determinante sull'evoluzione della sua pittura.

"(...) pensi che quando le ombre sono scure, vale a dire nere, sia tutto sbagliato, non è vero? Io non sono di questo avviso"

Sino a questo momento però,  i quadri di Van Gogh sono ancora dominati da tonalità brune ispirate alle gamme cromatiche di Rembrandt.


"Forse che Rembrandt e Hals non usavano il nero? e Velàzquez? Non uno, ma ventisette neri, te lo assicuro."

 Gli studi che Van Gogh compie, sull'armonia e l'uso del colore, pur non essendo ancora in linea con quella che è la ricerca della pittura contemporanea sono comunque di grande importanza formativa per l'evoluzione della sua pittura che avverrà da li a poco.

L'uso del colore va comunque sempre in qualche modo dominato, non ci si può abbandonare all'utilizzo di accostamenti che potrebbero risultare esagerati o poco armonici, perciò questi suoi studi sulla gestione e padronanza dell'armonia in pittura hanno sicuramente una conseguenza positiva su ciò che avverrà più tardi, quando Vincent scoprirà il colore e la luce degli impressionisti.

"(...) hai notato che quei miei studi con lo sfondo nero hanno una luce più chiara in una gamma cromatica bassa??? Quando impiego così una gamma cromatica più bassa di quella della natura, riesco ugualmente a mantenere l'armonia delle tonalità perché scurisco non soltanto le ombre ma anche, e in egual misura, le luci."

Ombre e luci, bianco e nero, sono un tema centrale nella sua ricerca di questo periodo, e ciascun pittore dovrebbe fare tesoro di questi passaggi che Vincent spiega nelle sue lettere, e dove possibile, cercare in esse preziosi consigli per ripercorrere ciò che lui ha appreso e messo in pratica.



IL COLORE SPIEGATO DA VAN GOGH - LETTERE A THEO  BLOG ARTISTAH24





LA QUESTIONE DELLA TONALITA' DI COLORE


 Proseguendo in questa lezione di pittura virtuale che Van Gogh ci offre attraverso i suoi scritti, arriviamo ad alcuni passaggi dove egli affronta la questione della tonalità di colore.

"Quando mescolo al rosso un verde, per dare un verde rossastro o un rosso verdastro, mescolandoli al bianco ottengo rosa verdastro o verde rosato. Se vuoi, aggiungendo del nero, ottengo un verde marrone o un marrone verdastro. (...) Quando mescolo al giallo il viola per dare un giallo-violaceo o un viola giallastro, o in altri termini un giallo o un viola neutri, con l'aggiunta del bianco e del nero ottengo dei grigi. Ebbene, i grigi e i marroni, si tratta soprattutto di questi quando si tratta di rendere più chiari o più scuri i colori, quale che sia la natura e la gradazione del rosso, del giallo o del blu"

Il grigio è la tinta neutra per eccellenza, perché scaturisce non solo dal bianco più il nero, ma anche dall'unione di tutti gli altri colori della tavolozza. Il grigio possiede la qualità di esaltare gli altri colori una volta ad esso accostati.

Avete mai provato ad accostare un azzurro ad un grigio? si ottiene l'esaltazione dell'azzurro in un modo straordinario! 

Penso che Vincent si riferisse a questo, nel brano della sua lettera citato qui sopra. I grigi e le tinte neutre, formate dall'unione degli altri colori, potenziano il colore a cui vengono accostate.

La tinta neutra può farli apparire più chiari o più scuri, a seconda dell'accostamento effettuato o della mescolanza.


"Queste cose che riguardano i colori complementari, i contrasti simultanei, e il neutralizzare i colori complementari, sono il primo e più importante problema; il secondo è l'influsso reciproco di due colori gemelli, per esempio del carminio sul vermiglio, di un viola rosato su un viola azzurrastro."


 In questo passo della lettera Van Gogh affronta la problematica dell'accostamento di tinte appartenenti alla stessa gamma: cioè azzurri con azzurri, rossi con altri rossi e così via. Il problema da risolvere è, anche in questo caso l'armonia. Il legame che occorre trovare tra i colori per poterli giustapporre in modo ottimale ed efficace.

Il colore che andiamo a posizionare sul nostro dipinto non deve "uccidere" o in qualche modo smorzare quello già dipinto. Ma deve sempre legarsi ad esso, esaltandolo in modo armonico.


"Il terzo problema è quello di un azzurro chiaro contro lo stesso azzurro, ma scuro, del rosa contro il rosa-marrone, del giallo limone contro il giallo chamois e così via."


Leggi anche : Come ottenere l'armonia del colore in pittura 


LA TAVOLOZZA MENTALE DI VINCENT 


(Lettera da Neunen, fine di ottobre 1885) 


Nella seconda lettera, successiva alla precedente appena esaminata, VanGogh parla ancora di colore in base all' esperienza sino a quel momento acquisita.

C'è da dire che questo pittore era straordinariamente dotato di un grande senso del colore, che portava dentro di se in modo istintivo, ma ciononostante, molto è stato da lui scoperto e messo a punto attraverso un' esperienza diretta "sul campo" e attraverso gli studi e l'osservazione delle opere di grandi maestri, che intelligentemente ha saputo condurre.


"E' vero, faccio spesso degli sbagli quando mi metto a fare qualcosa, ma i colori seguono spontaneamente, e prendendo un colore come punto di partenza ho chiaro in mente quel che deve tenergli dietro e come ottenere una certa vitalità"

Il passo, qui sopra riportato è di grande importanza ed è il traguardo a cui tutti noi pittori vorremmo giungere, cioè quello di avere chiaro nella nostra mente come la sinfonia di colore debba svilupparsi all'interno dell'opera che stiamo dipingendo; sapere cioè da dove partire e dove arrivare. Questo naturalmente non avviene dall'oggi al domani, ma solo attraverso lo studio e l'esperienza maturata dipingendo, giorno dopo giorno.

"Della natura conserverò una certa sequenza e una certa esattezza nel disporre i toni, e studio la natura in modo da non fare sciocchezze e restare nei limiti del ragionevole; tuttavia non mi importa che il mio colore sia proprio lo stesso, purché sia bello sulla tela, tanto bello quanto in natura."

Nel passo precedente viene fuori il "germe" del Van Gogh che tutti conosciamo ed amiamo. Ricordiamoci che i dipinti di questo periodo non sono ancora i meravigliosi quadri pieni di colore che lo hanno reso famoso. Sono ovviamente molto belli, ma sono ancora costruiti sulla base di tonalità piuttosto scure e brune.

Nonostante questo, Vincent parla già di colore "mentale" cioè di un colore che parte dalla sua testa, pur rimanendo ispirato dalla natura - cioè dal colore vero e reale che egli osserva.

Ho sottolineato in grassetto la frase che ritengo molto importante e sulla quale invito, chi legge, a riflettere.

" (...) si perde l'armonia generale dei toni della natura  con un'imitazione penosamente esatta; mentre la si mantiene ricreando una gamma cromatica parallela che può non essere precisamente quella del modello, o addirittura ben diversa."

Penosamente esatta! questa è la chiave di volta che Vincent mette in luce nel brano precedente. E' un grande insegnamento che da a noi pittori. 

Sostanzialmente egli afferma l'inutilità di inseguire la fedeltà alla natura contro la quale non possiamo competere. 

Dato che la pittura è colore, creatività ed immaginazione, tanto vale mettere in pratica queste caratteristiche, utilizzando il colore in un modo differente dal reale, ma attenzione: ricreando una gamma cromatica parallela! ovvero mantenendo comunque i rapporti tonali corrispondenti a quelli reali.

"Bisogna fare sempre uso intelligentemente dei bellissimi toni che i colori creano di loro propria iniziativa quando li si spezza sulla tavolozza (...) bisogna iniziare dalla propria tavolozza, dalla conoscenza che sia ha dell'armonia dei colori, il che è ben altra cosa del seguire servilmente e meccanicamente la natura."




I SEGRETI RIVELATI 


Vincent, come abbiamo detto, è un pittore straordinariamente dotato di senso del colore, e anche se non ne è ancora totalmente consapevole, intuisce che quella è la strada per giungere ad ottenere dei risultati. Ecco cosa scrive:
"Molto, tutto direi, dipende dalla mia capacità di percepire le infinite varianti della tonalità di una stessa famiglia di colori"

Questa sua capacità è ancora in fase di acquisizione, la sta studiando, sta facendo molto esercizio; con l'intenzione di poter sempre più padroneggiare l'analisi dei colori della realtà per poterli poi tradurre a modo suo sulla tela.


"Preferisco un acquarello impreciso, non finito, piuttosto che uno trattato in modo da simulare la realtà."

Con questa frase sottolinea nuovamente quanto appena detto, e ritengo che qualunque pittore possa trovarsi d'accordo con questa affermazione. Certo, c'è senz'altro chi ama i dipinti strettamente fedeli alla realtà, ma sinceramente anche io preferisco qualcosa di più indefinito e di maggiormente interpretato. A mio avviso hanno più fascino e lasciano vagare maggiormente l'immaginazione di ciascuno.


"Che mi importa se il ritratto di un distinto cittadino mi dice esattamente qual era il colore insipido, bluastro come latte annacquato, del volto di quel pio individuo - che mai avrei guardato in faccia."

Qui Van Gogh rafforza ulteriormente il concetto del passo precedente. La pittura non deve essere il resoconto dettagliato di un dato reale, ma deve rappresentare l'invisibile. Deve poter cioè andare oltre la realtà osservata per scavare più a fondo e portare agli occhi degli altri la bellezza che il pittore ha potuto cogliere mentre guardava quel tal soggetto, esprimendola attraverso il suo dipinto. 

"Studiare la natura, combattere la realtà"

 Attingere dalla natura ma combattendo contro la tentazione di volerla riprodurre pedissequamente solo perché è bella.  E' bella certo, ma noi pittori se possibile dobbiamo renderla bella in un modo differente.

"(...) non è che io voglia eliminare tutto ciò, per anni io stesso ho fatto proprio questo, senza quasi trarne frutto e con ogni sorta di tristi risultati. (...) Voglio dire che sarebbe sciocco e stupido continuare sempre allo stesso modo (...)"

Questa è una grande verità che Van Gogh cita e che anche Einstein più tardi affermerà : cioè che non si possono attendere risultati differenti se si continua ad agire sempre nello stesso modo; occorre cioè sperimentare, provare nuove strade e provare nuove combinazioni di elementi diversi. Solo così si può progredire. E Vincent questo lo ha capito molto bene.

"(...) credo che i quadri migliori siano più o meno dipinti a mente (...) Le immaginazioni più grandi e più potenti hanno sempre al tempo stesso derivato direttamente dalla natura cose da far ammutolire."

IL COLORE SPIEGATO DA VAN GOGH - FILM SULLA SUGLIA DELL'ETERNITA' - LOCANDINA DEL FILM - BLOG ARTISTAH24

                  



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Fonte bibliografica

VINCENT VAN GOGH LETTERE A THEO - A cura di Massimo Cescon con un saggio introduttivo di Karl Jaspers - UGO GUANDA EDITORE - TESTI E DOCUMENTI DELLA FENICE

VAN GOGH - CATALOGO COMPLETO - Giovanni Testori/ Luisa Arrigoni - Cantini Editore Firenze - I gigli dell'arte Archivi di arte antica e moderna.



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Fonte delle immagini

Pixabay



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www.cinziabusto.com

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