Quale tecnica ha utilizzato Michelangelo Buonarroti nel dipingere lo splendido affresco del Giudizio Universale? Affrontiamo in questo articolo la genesi, i colori e la tecnica che utilizzò Michelangelo per realizzare il capolavoro alla Sistina.
Giudizio Universale - particolare con San Bartolomeo dove si ravvisa, nella pelle del santo, un autoritratto di Michelangelo. |
COME NASCE IL GIUDIZIO UNIVERSALE
Il Giudizio Universale, nell'ambito degli affreschi dipinti da Michelangelo nella Cappella Sistina, è situato sulla parete retrostante l'altare. Si tratta di una collocazione voluta da Papa Clemente VII (Giulio de' Medici 1523-1534), committente dell'opera, il quale diversamente dalla consueta collocazione riservata a questo tema, che generalmente era sulla facciata degli edifici sacri, o sulla contro-faccia, la volle espressamente ubicata in quella posizione.
Michelangelo, realizzò questo secondo intervento all'interno della Cappella Sistina (dopo i grandiosi affreschi realizzati in precedenza sulla volta) negli anni che vanno dal 1533 e il 1541; e venne portato a termine, dopo una lunga e travagliata fase preparatoria, sotto il pontificato di Papa Paolo III (Alessandro Farnese 1534-1549) successore di Clemente VII.
Per realizzare l'affresco, Michelangelo dovette intervenire drasticamente sulla parete prescelta, arrivando anche a sacrificare da un lato la decorazione risalente al tempo di Sisto IV (Francesco della Rovere 1471-1484) il cui nome è legato alla Cappella; e dall'altro lato tre affreschi del Perugino.
Per realizzare il Giudizio Universale, Michelangelo chiese innanzitutto che venisse realizzata una fodera di mattoni, che fornì all'artista una base molto diversa dal tufo della volta della Sistina.
A questo proposito abbiamo una testimonianza del Vasari, che scrive:
"Fece dunque Michelagnolo fare, che non vi era prima, una scarpa di mattoni, ben murati e scelti e ben cotti, alla facciata di detta cappella, e volse che pendesse dalla sommità di sopra un mezzo braccio, perché né polvere né altra bruttura si potesse fermare sopra."
Il Vasari afferma che l'inclinazione voluta da Michelangelo fosse per motivi di conservazione dell'affresco, ma studi sull'opera dell'artista fanno piuttosto supporre che si sia trattato di una strategia legata a ragioni di natura ottica.
IL COMPENSO A MICHELANGELO PER IL SUO LAVORO
Diversamente dalla volta della Sistina, di cui non si hanno molte informazioni, se non indirettamente tramite lettere scritte dallo stesso Michelangelo, per il Giudizio Universale abbiamo invece documentati numerosi pagamenti.
Il motivo per cui abbiamo moltissime informazioni "contabili" circa il compenso corrisposto a Michelangelo per il Giudizio Universale, rispetto alla volta della Cappella Sistina, è dovuto al fatto che, diversamente da quanto accaduto per la volta, nel caso del Giudizio Universale, le spese furono a carico del Pontefice, e quindi gestite e contabilizzate dal commissario alle fabbriche pontificie.
La corresponsione dei compensi dovuti a Michelangelo per il suo lavoro, si protrassero dal 16 aprile 1535 fino all'aprile del 1536. I pagamenti dei colori iniziarono invece il 18 maggio del 1536 e proseguirono sino ai successivi lavori che Michelangelo intraprese, presso la Cappella Paolina, subito dopo aver affrescato il Giudizio Universale.
LA TECNICA CHE MICHELANGELO UTILIZZA NEL GIUDIZIO UNIVERSALE
Come sulla volta della Cappella Sistina, allo strato dell'arriccio segue l'intonaco, ma non il cosiddetto "intonachino" (un intonaco finissimo che contiene della polvere di marmo) sostituito da Michelangelo, con una stesura di colore bianco o biancastro, mentre il cielo risulta spesso preparato con una leggera velatura di ocra rossa, molto chiara e leggera, che a volte appare rosata.
Entrando nello specifico tecnico, gli spessori delle basi su cui Michelangelo dipinge in affresco sono:
- Spessore dell'arriccio (cioè l' intonaco grezzo che contiene sabbia piuttosto grossolana) è di circa 7 millimetri; esso formerà una base su cui "agganciare" il successivo intonaco o intonachino.
- Spessore dell'intonaco finale circa 4 millimetri.
- Nella parte alta delle lunette, lo spessore è inferiore in quanto manca l'arriccio.
- La malta è composta da pozzolana e calce nella proporzione di tre a uno.
- Nelle zone delle figure viene a volte utilizzata la polvere di marmo evidentemente per ottenere una superficie più liscia e compatta, che presenta anche caratteristiche di maggior chiarezza.
- In ogni caso, gli intonaci utilizzati da Michelangelo sono sempre molto lavorati e compatti (in gergo "stretti").
CORREZIONI E PENTIMENTI DI MICHELANGELO NEL DIPINGERE L'AFFRESCO
GLI INTERVENTI "A SECCO" ESEGUITI DA MICHELANGELO
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IL CARTONE DELL'AFFRESCO
Il cartone, disegnato da Michelangelo per la realizzazione dell'affresco del Giudizio Universale, riguardò le figure principali della composizione, preceduto da piccoli schizzi compositivi, e molto probabilmente, così come accadde per la volta della Cappella Sistina, da studi grafici eseguiti sull'arriccio.
Nella parte alta dell'affresco, il disegno del cartone venne trasferito sul muro con il metodo dello spolvero, che consiste nel bucherellare tutto il disegno preparatorio per poi successivamente, mediante un tampone intriso nel pigmento nero polverizzato, ottenere il trasferimento del disegno sul muro, attraverso i forellini effettuati lungo tutto il contorno del soggetto.
Nella parte bassa della composizione invece, eseguita nella fase finale del lavoro, il metodo di trasposizione cambia, e come per le ultime storie dipinte sulla volta, Michelangelo utilizzò il metodo di incisione diretta.
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I COLORI UTILIZZATI DA MICHELANGELO
Per quanto riguarda la tavolozza di colori che Michelangelo utilizza nel Giudizio Universale, essa presenta alcune varianti rispetto a quella impiegata sulla volta della Cappella Sistina. Alcuni colori quali il giallo di Marte, il bruno, l'arancio di piombo e il nero d'avorio, non vengono più utilizzati.
Tra gli azzurri scompare lo smalto e lo smaltino, che vengono completamente sostituiti dal blu lapislazzuli, e da piccoli quantitativi di azzurrite (approfondisci la conoscenza dei colori utilizzati all'epoca di Michelangelo attraverso gli articoli dedicati al libro dell'arte di Cennino Cennini : vedi IL BLU LAPISLAZZULI E AZZURRITE)
Compaiono sulla tavolozza di Michelangelo la lacca rossa, il giallorino e l'orpimento, pigmenti utilizzati prevalentemente a secco e poco (o mai) in affresco (vedi i consigli e le spiegazioni sulla composizione e sull'utilizzo di questi colori ne Il libro dell'arte di Cennino Cennini, in merito al ROSSO e al GIALLO)
"il Papa che la facesse fare a Michelagnolo a olio, là dove esso non voleva farla se non a fresco. Non dicendo dunque Michelangnolo né si né no e acconciandosi la faccia a modo di frà Sebastiano, si stette così Michelagnolo senza metter mano all'opera alcuni mesi; ma essendo pur sollecitato, egli finalmente disse che non voleva farla se non a fresco, e che il colorire a olio era arte da donna e da persone agiate, et infingarde, come frà Sebastiano; e così gettata in terra l'incrostatura fatta con ordine del frate, e fatto arricciare ogni cosa in modo da poter lavorare a fresco, Michelagnolo mise mano all'opera."
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Bibliografia
ART DOSSIER - Michelangelo Il Giudizio Universale F. Mancinelli, G. Colalucci, N. Gabrielli - GIUNTI Ed. spa
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