mercoledì 18 settembre 2019

IMPAGINAZIONE E INQUADRATURA

Come organizzare correttamente lo spazio pittorico di un dipinto? Quale deve essere la giusta inquadratura di un soggetto ed in conseguenza l'impaginazione più efficace?

Lo spazio pittorico impaginazione e inquadratura ARTISTAH24 BLOG
IMPAGINAZIONE E SCELTA DELL'INQUADRATURA

Quando ci accingiamo a dipingere un quadro una questione importante da risolvere riguarda la scelta dell'inquadratura  e la sua disposizione nello spazio della tela o sul foglio da disegno. 

Impaginare significa sistemare l'immagine nel perimetro del dipinto, in modo da renderlo comunicativo sulla base delle nostre intenzioni. Difatti è con l'impaginazione che cercheremo di dare al nostro soggetto una particolare forza espressiva. 

Non fermiamoci quindi alla prima inquadratura ma proviamo a valutare altre prospettive e punti di vista, in modo da decidere consapevolmente quale sarà la scelta più interessante e significativa.



Sarà pertanto la posizione dell'oggetto nello spazio definito della tela o del foglio da disegno, a suggerire una sensazione di staticità piuttosto che di dinamismo; elementi che determineranno il significato dell'opera  e le sensazioni che essa infonderà nell'osservatore, chiamato a sua volta ad "aggiungere del suo" tramite la ricezione che ne farà il suo cervello, ed attraverso il suo sentire emotivo.



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L'USO DELLO STRUMENTO CHIAMATO "QUADRO O GRIGLIA"



Se stiamo osservando un soggetto dal vero e vogliamo individuare un'inquadratura ottimale, possiamo ricorrere all'uso del cosiddetto "quadro o griglia" cioè una cornice in legno o cartone su cui è montato un foglio trasparente con tracciate due linee: una verticale e una orizzontale, a formare una croce, la cui intersezione centrale fornirà il punto di riferimento da cui partire per costruire il nostro disegno.

Vi starete di sicuro chiedendo: ma come faccio a reggere la griglia e nel contempo disegnare? Effettivamente occorre prenderci un po' "la mano"; certamente potremmo organizzarci fissandola su un supporto a cavalletto, oppure stabilire un punto di riferimento (ad esempio il lato di un palazzo o un certo albero) per ritrovare di tanto in tanto la posizione.  Tracciamo per prime le linee principali della scena e poi costruiamo tutto il resto. In ogni caso occorre entrare nell'ordine di idee che, disegnare in questo modo, richiede pazienza e del tempo dedicato; non è un metodo di lavoro per chi ha fretta.


Per poter disporre correttamente l'immagine sulla tela (o nel disegno preparatorio al quadro, oppure nell'album di schizzi) dobbiamo porre in essere alcuni accorgimenti.

Innanzitutto determinare il punto focale:
E' interessante provare a spostare lo stesso soggetto, paesaggio o figura che sia,  posizionandolo a destra o sinistra,  oppure alzando o abbassando la linea dell'orizzonte per valutare una diversa efficacia espressiva. L'osservazione di un disegno o  di un dipinto avviene, come in lettura, da sinistra verso destra, ed è importante quindi tenere presente che la posizione dell'oggetto, che vogliamo sia il protagonista della scena, sarà determinante per l'espressività che desideriamo conferire all'opera intera.

Quando guardiamo il nostro disegno o il dipinto a olio su cui stiamo lavorando, prestiamo attenzione a cosa attira per primo la nostra attenzione: cioè su quale zona della tela o del foglio cade, al primo sguardo, il nostro occhio; ecco quello è il punto di interesse dell'opera, la porta di ingresso al quadro, ciò che ci conduce a "visitare" e percorrere la tela, attraverso i nostri occhi, che si sposteranno continuamente da un punto all'altro, scansionando il dipinto nella sua interezza, per trarne poi un giudizio finale complessivo. 

Quando guardiamo, il campo visivo è costituito da una parte centrale (ciò su cui è puntato lo sguardo) che è a fuoco, e da una zona laterale sfocata e meno definita che completa la visione di insieme. Questo non significa che il "fulcro" del quadro debba necessariamente essere in posizione centrale, ma anzi che la posizione va studiata in modo tale che, tutto l'insieme dell'inquadratura, conduca a quel punto; occorre cioè formare una sorta di racconto intorno all'elemento principale. Il racconto che porta al fulcro corrisponde a quella sfocatura della visione reale, di cui parlavamo poc'anzi, mentre ciò su cui puntiamo lo sguardo,  è il punto focale.


Prestare attenzione alla linea di osservazione:
I principianti quando si trovano a dover disegnare, ad esempio un paesaggio, tendono a disporre la linea d'orizzonte (che corrisponde all'altezza dei nostri occhi) in una posizione sbagliata, ponendola nella parte superiore della superficie pittorica ma (a meno che questa non sia una scelta compositiva ben precisa e consapevole) questa soluzione determina una sorta di visione dall'alto che non è quella ad "altezza uomo" in cui invece ci troviamo ad operare.

Lasciare "respirare" il disegno:
Una delle maggiori difficoltà che si incontrano nel disegnare il soggetto del dipinto sulla tela (o sul foglio di carta) è quello di riuscire a disporlo nello spazio pittorico definito, senza sbagliare arrivando lunghi o corti, oppure troppo in alto o in basso rispetto ai margini. 
Visivamente il disegno assumerà un aspetto più fresco se, sui lati del foglio o della tela, ci sarà un po' di "respiro".

Occorre valutare il giusto ingombro che tutto il soggetto avrà sulla superficie, ponendo dei punti di riferimento e costruendo quindi l'immagine complessiva intorno ad essi.



Riepilogando, i punti da tenere presente sono:




  1. - cercare l'inquadratura ottimale, senza accontentarsi subito della prima soluzione;
  2. - evitare di spostare erroneamente in alto la linea di orizzonte, disegnandola cioè oltre l'altezza - occhi;
  3. - fare attenzione a calibrare la posizione del disegno all'interno della superficie pittorica, facendo in modo che rientri in modo completo,  sulla base dell'inquadratura che avevamo stabilito;
  4. - ricordarsi di determinare il fulcro dell'opera, il cosiddetto punto di interesse.



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IMPAGINAZIONE E SCELTA DELL'INQUADRATURA

IMPAGINAZIONE E INQUADRATURA 










Precisiamo ora una questione: impaginare un disegno significa posizionarlo all'interno della superficie pittorica, sia essa una tela, un foglio da disegno o altro supporto definito. 



Inquadratura e impaginazione possono però:

- COINCIDERE :  sono cioè sostanzialmente la stessa cosa, quando il pittore, attraverso l'oggetto chiamato "quadro o griglia" di cui parlavamo più sopra, posiziona e riproduce fedelmente ciò che osserva all'interno della cornice e attraverso il foglio trasparente;

- oppure ESSERE DUE COSE DIFFERENTI: e ciò si verifica quando il pittore, avendo scelto una certa inquadratura, ne riproduce i contorni  alterandone le dimensioni; cioè ponendo in essere un'azione simile a quella che siamo ormai abituati a fare con lo smartphone, allorquando con le due dita, allarghiamo o stringiamo un determinato scatto fotografico digitale, quindi già definito nella sua inquadratura, ma che viene in tal modo ad essere impaginato diversamente.


E qui giungiamo all'attualità dei nostri giorni: il pittore contemporaneo sempre meno ritrae dal vero un soggetto. Molto più spesso scatta alcune fotografie con lo smartphone, per poi con più calma e nella tranquillità del proprio studio, scegliere l'inquadratura 
più significativa, determinandone l'impaginazione che ritiene efficace.

Questo modo di procedere (che io stessa seguo), è chiaramente in linea con i tempi moderni sempre più frenetici; certo è che il ritrarre dal vero un soggetto, mantiene un fascino tutto suo, che va a mio avviso comunque acquisito e utilizzato. La foto digitale ha il sapore del "mordi e fuggi" mentre uno schizzo dal vero conserva tutta la poesia della prima emozione provata.





IMPAGINAZIONE SUL TACCUINO: PAROLE E SCHIZZI



Le pagine dei taccuini, zeppe di appunti, parole e disegni, alcune volte solo accennati, altre volte realizzati fin nei minimi dettagli; contengono una forza tutta loro, data dalla compresenza di questi elementi all'interno dello stesso foglio. 

Gli album di appunti sono il primo vero "piccolo mondo" ricreato su carta, spesso accompagnato da frasi e pensieri appuntati al fine di fissare informazioni più particolareggiate circa la scena osservata, quali ad esempio, note sui colori o dettagli aneddotici. 

Molti degli artisti del passato ci hanno lasciato delle bellissime pagine provenienti dai  loro taccuini; ad esempio Van Gogh, nelle lettere che inviava al fratello Théo di frequente inseriva piccoli disegni di quadri che aveva realizzato o che intendeva realizzare.

Si tratta quindi di pagine, queste degli artisti, che costituiscono l'espressione più immediata e forse sincera, delle esperienze degli autori.

L'impaginazione in questi casi è lasciata libera di fluire; la creatività viene messa nero su bianco in modo spontaneo e immediato, ed è forse proprio quest'ultimo elemento ad essere determinante nella buona riuscita del carnet di disegni, in unione all'assenza di paura! il non provare soggezione per il foglio o per la tela bianca, fa si che tutto riesca meglio.


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PRIMO PIANO E SFONDO


Qualche parola anche sugli oggetti posti in primo piano rispetto a ciò che costituisce lo sfondoGli elementi di un soggetto, sia esso paesaggio, figura o oggetto inanimato, generalmente presentano un primo piano e uno sfondo. Può anche accadere che in un disegno o dipinto troviamo solo il soggetto in primo piano, mentre lo sfondo sia determinato semplicemente da una campitura di colore, trattato cioè solo come tono.

In linea generale però, quando si sceglie un'inquadratura, specialmente nel caso di un paesaggio ma anche di una composizione con più figure o oggetti, la ricerca del primo piano avviene in maniera quasi automatica, mettendo poi gli altri elementi sullo sfondo.

Il pittore può decidere di mettere in risalto un oggetto in primo piano, in modo tale che, come dicevamo più sopra,  l'attenzione sia focalizzata su di esso, al fine di suggerire un senso di profondità e di stacco dal resto della composizione. 
Un effetto simile si ottiene infine, inserendo nella scena un elemento posto sui lati dell'inquadratura che funge da "quinta" proprio come avviene sul palcoscenico di un teatro; anche in questo caso con lo scopo di creare una profondità apparente, di grande effetto scenografico.


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LA FORMA DEL SUPPORTO




Concludo l'articolo, con un argomento che, di primo acchito, sembrerebbe dover essere il primo degli elementi da considerare, cioè la scelta del formato della tela o del foglio su cui disegnare. 

Lo metto invece come ultimo punto su cui riflettere quando si inizia un'opera, perché ritengo che, in primis si debba scegliere e determinare con chiarezza l'inquadratura e la sua possibile impaginazione sul supporto pittorico; e solo in un secondo momento sceglierne il formato, che potrà essere quadrato, rettangolare o persino rotondo (quest'ultimo formato, che io non amo particolarmente, è però utilizzato da alcuni artisti contemporanei con risultati interessanti).

E' evidente che, se il soggetto che abbiamo inquadrato ha uno sviluppo e uno slancio in verticale o in orizzontale, sarà più adatto un supporto rettangolare; se invece abbiamo in mente un dipinto che presenti elementi di staticità, che voglia trasmettere una sensazione di solidità o di calma, molto probabilmente un formato quadrato potrebbe sottolineare queste caratteristiche. Infine il formato tondo: il cerchio, considerato la forma perfetta perché non ha direzione ne orientamento, potrebbe aiutare con la sua circolarità, a focalizzare l'osservazione su un punto di interesse, offrendo effetti particolarmente suggestivi.

Queste sono scelte geometrico-oggettive ma con una componente di soggettività, legata al  messaggio che si vuol trasmettere. Non esiste una regola ferrea che stabilisca quale formato scegliere in rapporto a quale situazione; è logico pensare che ciò dipenda dall'inquadratura e dalla volontà del pittore di sottolineare, scegliendo un determinato formato, il significato di quella specifica impaginazione.






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