lunedì 9 novembre 2020

LEONARDO DA VINCI - IL TRATTATO DELLA PITTURA

 Cosa ci può insegnare, ancora oggi, il Trattato della pittura scritto da Leonardo da Vinci? Vediamo in questo post quali fondamentali princìpi ci lascia in eredità il grande maestro nel suo scritto senza tempo.




LEONARDO DA VINCI - LA TECNICA DELLA PITTURA Blog artistah24


CHI ERA LEONARDO


Leonardo da Vinci figlio illegittimo di un notaio, sin da giovanissimo manifestò spiccate doti artistiche, al punto che fu messo a "bottega" presso il suo primo e celebre maestro: il Verrocchio, che gli trasmise la maestria del disegno, della pittura ma anche quello spirito di ricerca e di studio continuo, che caratterizzò tutta la vita di Leonardo.


IL TRATTATO DELLA PITTURA



Il trattato della pittura fu assemblato attorno all'anno 1540 , probabilmente da Francesco Melzi, allievo di Leonardo che ereditò tutti i suoi manoscritti, disegni e codici. L'origine del libro è dunque incerta, ma sembra che il trattato sia nato da una ricostruzione postuma di tutte le annotazioni e gli appunti sulla pittura che Leonardo da Vinci scrisse nel corso della sua vita artistica.

Esaminiamo i 10 punti focali sulla pittura, che il trattato contiene.

1 - LA NOBILITA' DELLA PITTURA


Leonardo pone la pittura ai vertici dell'architettonica dei saperi (cioè la struttura enciclopedica della conoscenza), assimilandola alla filosofia, ed attribuendole una dimensione scientifica. 

Leonardo rivendica per la pittura un posto nobile tra le arti, definendola "una sottile invenzione, la quale con filosofica e sottile speculazione considera tutte le qualità delle forme (...)"

Inoltre la pittura per Leonardo da Vinci, detiene il primato assoluto sulle altre arti tra cui la scultura e la poesia, dato che essendo legata alla vista, viene considerata secondo la tradizione aristotelica, più nobile dell'udito e di tutti gli altri sensi.

La superiorità della pittura sulla poesia è dichiarata dal maestro in quanto "di gran lunga più utile e bella" dato che, continua Leonardo nel Trattato, "abbraccia in sé tutte le forme della natura" riuscendo ad essere più apprezzata, lodata ed ammirata rispetto alle altre arti.

 "Pone inscritto il nome d'iddio in un loco, e ponvi la sua figura a riscontro, vedrai quale fia più reverita (...) Tolgasi un poeta che descriva le bellezza d'una donna al suo innamorato; e togliasi un pittore che la figuri, vedrassi dove la natura volgerà più il giudicatore inamorato."

Per la sua capacità di conoscere e rappresentare le opere della natura, secondo Leonardo da Vinci la pittura raggiunge uno status divino, è cioè considerata "parente d'iddio".




2 - LA PITTURA IN QUANTO SCIENZA


La vera scienza secondo Leonardo, deve comprendere sia la teoria che la pratica, cioè deve implicare sia le dimostrazioni matematiche che l'esperienza. La pittura nel trattato di Leonardo, viene definita come una  vera scienza, perché riesce a coniugare la dimensione teorica e quella produttiva, il discorso mentale e il fare manuale.

La scienza della pittura, in quanto scienza vera e propria, è in grado di conoscere e rappresentare la realtà nelle sue caratteristiche fondamentali, nella sua struttura geometrico-matematica e nelle sue componenti qualitative.



3 - I PRINCIPII DELLA PITTURA


La scienza della pittura, in quanto tale è basata per Leonardo su solidi princìpi, e al pari della matematica o della geometria, poggia su assiomi constatabili. Il principio è il fondamento della teoria scientifica della pittura e introduce anche il concetto di origine che esamineremo nei punti successivi.

Scrive Leonardo da Vinci a proposito dei "princìpi":

"Il primo principio della scienzia della pittura è il puonto, il secondo è la linea, il terzo è la superfizie, il quarto è il corpo che si veste de tal superfizie;  e questo è in quanto a quello che si finge, perché invero la pittura non s'astende più oltra che la superfizie, per la quale si finge il corpo figura di qualonque cosa evidente"

 

La peculiarità della scienza della pittura è che i suoi princìpi si collocano in primis nei confronti dello sguardo e poi alla ragione.

Il primo principio è il punto, seguito dalla linea e dalla superficie (aspetti della pittura di cui si occuperà, secoli più tardi, anche W. Kandinsky). A questi primi tre princìpi seguono poi il principio del corpo e a seguire quello dell'ombra del corpo.



4 - IL CONCETTO DI "EVIDENZA" NEL TRATTATO DELLA PITTURA


Esiste una relazione di notevole importanza per la pittura leonardiana ed quella intercorrente tra "figura" ed "evidenza" . Scrive Leonardo :

"figura di qualonque cosa evidente"

 

dove la parola "figura" ha il significato di immagine, sia nel senso di immagine mentale inteso come un percorso conoscitivo innanzitutto sensibile, che nel senso di immagine artistica, ovvero l'immagine riprodotta e proposta dall'artista attraverso il suo sentire. 

Ed è proprio nel legame di queste due tipologie di immagini (mentale e artistica) mediate dal lavoro intellettuale e pratico dell'artista, che troviamo il valore scientifico della pittura.

La figura, in entrambi i significati attribuitale da Leonardo da Vinci e uniti tra loro in modo inscindibile, è originata da ciò che ci circonda e che colpisce i nostri sensi, divenendo in tal modo evidente.

Spiega Rodolfo Papa nella sua prefazione al Trattato della pittura leonardesco che (vedi in bibliografia), una ulteriore indagine etimologica del termine "evidente" condotto su autori che Leonardo poteva conoscere, conferma lo stretto legame tra il pensare e il fare, nell'arte leonardiana.

Nei testi di Plinio, "evidens" vuole significare "visibile esternamente" ovvero conoscibile sensibilmente, e questa declinazione dell'evidenza riguarda in particolar modo l'arte, che agisce innanzitutto nell'ambito del visibile.

Leonardo attribuisce ai dati ottenuti attraverso i nostri sensi, una grande importanza e fiducia affermando che

"L'occhio nelle debite distanzie e debiti mezzi meno s'inganna nel suo uffizio che nissun altro senso"

 

L'espressione "meno s'inganna" dimostra la conoscenza di Leonardo da Vinci dei fenomeni ottici illusori, i quali però non inficiano il principio fondamentale della veridicità della conoscenza sensibile, che costituisce il primo passo di ogni creazione non solo estetica, ma anche intellettuale.

Tutta la realtà evidente diviene conoscibile grazie alla vista:

"Noi vediamo chiaro che tutte le similitudini delle cose evidenti che ci sono per obbietto, così grandi come piccole, entrano al senso per la piccola luce dell'occhio"



5 - LA CENTRALITA' DEL CORPO PER LEONARDO


Il corpo riveste per Leonardo da Vinci un ruolo centrale, e nel Trattato è posto al vertice del primo principio della pittura. Il corpo viene studiato e rappresentato come oggetto geometrico, ottico, fisiologico, umano, botanico e minerale.

La scienza della pittura ha come scopo la rappresentazione del corpo per due motivazioni strettamente connesse tra loro: la fondazione dal punto di vista del metodo scientifico che sottostà alla pittura in quanto scienza, e la fondazione del sistema artistico cristiano.

La scienza della pittura è pertanto la scienza dei corpi, intesi come forme geometriche tridimensionali soggette alla luce e all'ombra :

"Le spezie de l'ombre se dividono in due parti, l'una delle quali è detta semplice e l'altra composta: semplice è quella che da un sol lume e da un sol corpo è causata; composta è quella che da più lumi sopra un medesimo corpo si genera, o da più lumi sopra più corpi"

ma quando parla di "corpo", Leonardo intende i corpi fisici di oggetti e forme geometriche di varia natura, così come pure i corpi umani, studiati nella loro dimensione dinamica e non statica.

A questo proposito nel Trattato, Leonardo da Vinci consiglia al pittore le regole da seguire per disegnare in modo efficace i bambini rispetto, ad esempio la rappresentazione corretta di una figura anziana. 

Scrive Leonardo a proposito dei bambini:

"Li putti piccoli si debbono figurare con atti pronti e storti quando sedeno, e nel stare ritto atti timidi e paurosi"

La figura femminile, continua Leonardo da Vinci nel suo Trattato, deve essere rappresentata con determinati atteggiamenti,  che egli osservava nelle donne del suo tempo, ma che in larga parte possono essere attuali ancora oggi, e che denotano la dolcezza della femminilità:

"Le donne si debbono figurare con atti vergognosi, le gambe insieme strette, le braccia racolte insieme, teste basse e piegate in traverso."

 

Le persone anziane presentano, ai fini artistici, caratteristiche differenti a seconda che si tratti di uomini o donne. Difatti, a proposito del corpo di un uomo anziano:

"I vecchi debbono esser fatti con pigri e lenti movimenti, e le gambe piegate nelle ginocchia quando stanno fermi, e piedi pari e distanti l'uno dall'altro; schiene declinanti in basso. la testa inanzi chinata e le braccia non troppo distese"

Le donne anziane invece:

"Le vecchie si debbono figurar ardite e pronte, con rabbiosi movimenti, a guisa di furie infernali, e i movimenti debbono parere più pronti nelle braccia e teste che nelle gambe"

Queste descrizioni di Leonardo sono dirette alla rappresentazione del corpo, avendo però come fine ultimo la rappresentazione dei "moti" dell'anima del personaggio rappresentato. I suoi corpi umani non sono mai inermi, ma anzi al contrario esprimono nei loro atteggiamenti ciò che pensano e provano.

Leonardo rintraccia il legame intercorrente tra l'anima di un individuo e il suo corpo, anche in relazione all'età:

"Li moti proprii saranno di tanta maggiore o minore prontitudine e dignità, secondo l'età, prosperità e degnità de l'oepratore di tal moto; cioè che 'l moto d'un vecchio o d'un fanciullo non saranno pronti come d'un gargione fatto, et ancora il moto d'un re od altra degnità debbono essere di maggiore gravità e reverenzia, che quelli d'un facchino od altro vile uomo."

Questo interesse per il corpo umano e per i moti della sua anima, è strettamente connesso al tema della Incarnazione, concetto di matrice religiosa e al realismo dell'arte cristiana.



6 - L'OMBRA DEI CORPI


Come abbiamo visto nel punto precedente, il corpo (sia umano che inteso come "corpo solido") con la sua qualità di elemento evidente della realtà, è il punto di partenza del secondo principio della scienza della pittura.

"Il secondo principio della pittura è l'ombra del corpo, che per lei si finge, e de questa ombra daremo li suoi principii, e con quelli procederemo nell'insculpire la predetta superfizie"

La pittura dunque, per Leonardo, è in funzione dell'ombra che può rappresentare il corpo. La definizione di un solido, in ambito pittorico, è possibile solo in rapporto alla sua ombra.

Questa possibilità si basa sulle caratteristiche proprie della percezione visiva umana, che utilizza le ombre come elemento principale per individuare l'oggetto, e pertanto costituiscono anche il principio per rappresentare la realtà.

La pittura di Leonardo è "pittura delle ombre" proprio per la sua caratteristica di essere innanzitutto rappresentazione di corpi naturali. L'ombra è l'elemento attraverso il quale la visione umana può scorgere le figure, i solidi, gli oggetti e tutto ciò che c'è nel mondo, dato che la luce pura non è osservabile se non socchiudendo quasi totalmente gli occhi e con il buio non si può vedere nulla.

La questione delle ombre, nel trattato di Leonardo da Vinci non viene affrontata come dualismo tra luce e oscurità, ma come scrisse il maestro:

"l'ombra è alleviamento di luce, e tenebre è integralmente privamento d'essa luce"

 


Nella concezione di Leonardo, l'ombra dunque non è antitetica alla luce, ma piuttosto una variabile presenza della stessa.

Leonardo, attraverso le sue sempre acute osservazioni scientifiche, si rende conto che le ombre contengono colore, ovvero sono tinte dalla luce riflessa degli altri corpi.

L'importanza dell'ombra in Leonardo da Vinci è resa evidente dal suo celebre "sfumato", che nella pittura del maestro diviene protagonista assoluto, proprio muovendo dal concetto di ombra.

Da questi concetti Leonardeschi si innesterà successivamente il lavoro di pittori quali il Correggio, Tiziano e Caravaggio.



7 - IL DISEGNO PER LEONARDO DA VINCI


Ed eccoci giunti all'elemento fondamentale del Trattato della pittura di Leonardo: il disegno.

Strumento indispensabile, nelle mani dell'artista, per la conoscenza e la rappresentazione del mondo, senza il disegno non ci sarebbe neppure la prospettiva, i corpi, le ombre ed in conseguenza non ci sarebbe né la pittura, né la scienza della pittura.

All'origine dell'arte c'è quindi,  come indica il maestro nel suo trattato:

"desiderio et amore al disegno"

e su di esso si basa ogni passo successivo, motivo per cui l'apprendistato di un giovane pittore deve necessariamente essere incentrato sull'esercizio e sullo studio del disegno.

"Lo studio de' giovani, li quali desiderano de perfezzionarsi nelle scienzie imitratici di tutte le figure de l'opere di natura, debbono essere circa 'l disegno accompagnati da l'ombra e lumi conveniente al sito dove tali figure so' collocate"

Come era uso all'epoca in cui visse Leonardo da Vinci, anche egli ebbe una formazione artistica nella quale il disegno costituiva un elemento imprescindibile. Il disegno infatti, è il primo modo che un giovane apprendista aveva per avvicinarsi alla tradizione artistica e per conoscere le forme e i volumi della natura. 

Nel trattato leggiamo nei "Precetti del pittore":

"Il pittore debbe prima suefare la mano col ritrarre disegni di mano di boni maestri, e fatto detta suefazione col giudizio del suo precettore, debbe di poi suefarsi col ritrarre cose di rilevo bone, con quelle regole che del ritrar de rilevo si dirà"

 



La funzione didattica del disegno viene indagata da Leonardo nei suoi vari aspetti operativi, ad esempio per quanto concerne il lavoro di gruppo che egli ritiene importante nella fase di apprendimento, al fine di migliorare la propria tecnica mediante il confronto con gli altri allievi.
Afferma Leonardo:

"S'egli è meglio a disegnare in compagnia o no. Dico e confermo che 'l disegnare in compagnai è molto meglio che solo, per molte ragioni. La prima è che tu ti vergognerai d'esser visto nel numero de' disegnatori essendo insoffiziente, e questa vergogna fia cagione di bono studio; secondariamente, la invidia bona ti stimulerà ad essere nel numero de' più laudati di te, chè l'altrui lode ti spronerà; l'altra è che tu piglierai (de' tratti) di chi farà meglio di te; e sse sarai meglio degli altri, farai profitto di schifar i mancamenti, e l'altrui laude accrescerà la tua virtù".

Leonardo però, nel trattato afferma anche che, una volta acquista la maestria necessaria, il disegno e la pittura debba essere condotta in solitaria, in modo che: 

"E se tu sarai solo, sarai tutto tuo"

 

indicando con questa affermazione, l'importanza della solitudine dell'artista per portare a compimento l'atto creativo senza alcuna interferenza e distrazione.




8 - L'IMPORTANZA DELLA PROSPETTIVA


Per poter rappresentare correttamente un corpo nello spazio, sono necessarie le regole della prospettiva lineare, la cui apparizione è collocabile nel XIII secolo nella Basilica Superiore di Assisi.

Leonardo riesce ad innovare la tradizione prospettica con l'introduzione della prospettiva aerea, attraverso la quale troviamo una relazione tra aria, spazio e colore.

Leonardo da Vinci, per elaborare la sua teoria della prospettiva aerea, si rifà alle regole dell'ottica antica, seguendo in parte una tradizione già esistente, attraverso la quale coglie le dimensioni della realtà, traducendole in forma grafica attraverso la geometria. A questo, Leonardo aggiunge l'esperienza ottica dell'osservatore, notando come i corpi più lontani siano di colore differente ed attenuato (tendenti all'azzurro) rispetto ai corpi vicini ed in primo piano.

Leonardo compie, attraverso le regole della prospettiva aerea da lui messe a punto, un'unione tra la concezione medioevale dell'ottica come centro della filosofica naturale, e quella umanistica della prospettiva, come mezzo di rappresentazione artistica. Grazie a questa sintesi troviamo unite quantità (i raggi visivi) e qualità delle forme (ombre e lumi, cioè la superficie dei corpi).

Attraverso la prospettiva aerea Leonardo da Vinci, riesce a introdurre in pittura la dimensione luminosa e colorata dei corpi mediante l'utilizzo prospettico dei colori, che significa tradurre da un punto di vista scientifico un aspetto della realtà osservata.

"L'aria sarà tanto men participante del colore azzurro, quanto essa è più vicina all'orizzonte, e tanto più oscura, quanto ella a esso orizzonte è più remota."

Nella messa a punto delle sue regole di prospettiva aerea, Leonardo da Vinci non considera solo l'aspetto geometrico-matematico come fa Piero della Francesca, ma studia la maniera di oggettivare l'uso del colore attraverso l'introduzione delle gradazioni.

Il colore infatti, secondo Leonardo, non può essere conosciuto nella sua purezza, ma nelle varie gradazioni determinate dalle variazioni dell'ombra.

Da scienziato quale Leonardo era, non considera il colore come un'astrazione, concetto che in qualche modo accomuna l'arte medioevale con l'arte astratta del Novecento, ma lo esamina costruendo una teoria scientifica basata sulla percezione della realtà.

 


9 - LA RISPONDENZA DELLA PITTURA ALLA REALTA' 


Per quanto riguarda il passaggio dalla realtà tridimensionale del mondo fisico, alla bidimensionalità della rappresentazione pittorica, Leonardo da Vinci compie interessanti studi, che espone nel suo Trattato.

Partendo dagli studi del Brunelleschi sullo specchio come strumento prospettico,  approfondisce questi concetti dal punto di vista teorico. Egli trova, nell'immagine riflessa nello specchio, la condizione migliore per studiare il passaggio dalle rappresentazione di un corpo fisico reale, all'immagine rappresentata su una superficie bidimensionale. 

A tal proposito lo specchio costituisce un importante punto di riferimento per verificare l'efficacia realistica dell'opera pittorica. Lo specchio diviene per Leonardo "il maestro de' pittori" che permette la verifica della rispondenza alla realtà del soggetto rappresentato.

"Quando tu vuoi vedere se la tua pittura tutta insieme ha conformità co' la cosa ritratta di naturale, abbi uno specchio, e favvi dentro specchiare la cosa viva, e paragona la cosa specchiata co' la tua pittura, e considera bene se 'l subbietto de l'una e l'altra similitudine a conformità insieme"

Lo specchio bidimensionale, che contiene una immagine tridimensionale:

"contiene in sé la vera pittura in essa superfizie; e la perfetta pittura, fatta nella supefizie di qualonche materia piana, è simile alla superfizie de lo specchio"

e, prosegue Leonardo, lo specchio è maestro nell'insegnare "il chiaro e l'oscuro"  e "lo scorto" cioè lo scorcio di qualunque oggetto.

La conformità con la realtà è per Leonardo da Vinci, parametro di bellezza, e lo specchio è lo strumento per verificarla. Tanto più è realistico il soggetto dipinto e tanto più è bello, vero e buono.

La bellezza per Leonardo non è pertanto un'astrazione matematica, ma al contrario è il risultato di un'azione conoscitiva che mantiene un fortissimo grado di relazione con la realtà.


10 - LA PITTURA COME ORIGINE DEL SAPERE


La scienza della pittura, al pari della filosofia, è votata alla ricerca delle cause, che in Leonardo significa la ricerca "dell'origine".

La forma del sapere studiata e teorizzata da Leonardo, infatti non solo sa mostrare il movimento, ma sa alludere a che cosa lo abbia generato.

"Origine" si riferisce ad una nozione di generazione, che è presente in ogni indagine della realtà, spiegandone i fenomeni e rendendoli in tal modo imitabili, riproducibili.

L'origine ricercata da Leonardo da Vinci, corrisponde all' archè" degli antichi filosofi naturalisti (cioè il principio o la sostanza originaria delle cose) da cui le cose sono originate e di cui sono costituite.

Il concetto di origine non elimina la variabilità, ma la spiega. L'origine è per Leonardo la fonte dell'illuminazione, la profondità della terra, l'agitarsi delle acque e la mutabilità delle forme. L'origine è una nozione fisica, biologica, ma anche culturale e umana.

Nel Trattato della pittura di Leonardo da Vinci, la nozione di origine è contenuta in vari livelli di ricerca. All'interno del concetto di Sapere, il ruolo della pittura è quello "materno" (quindi originario) che può generare conoscenza appartenente ad altre discipline.

La pittura è madre del sapere prospettico ed essa stessa originata dalla sola linea del disegno:

"La prima pittura fu sol d'una linea, la quale circondava l'ombra de l'omo fatta dal sole ne' muri"

Leonardo con questa frase, si riferisce al mito della nascita dell'arte narrato anche da Plinio il vecchio, e che racconta dell'atto di una giovane innamorata, che per catturare il profilo del suo amato, ne traccia il contorno proiettato dalla luce sul muro; da questo atto d'amore nasce la pittura.

La genealogia del sapere conduce alla pittura, e l'origine della pittura è insita nell'ombra, che a sua volta ha origine nel rapporto tra i corpi e la luce. Ma all'origine di tutto, conclude Leonardo da Vinci c'è l'amore:

"si move li amanti inverso li simulacri della cosa amata a parlare con le imitate pitture".






Bibliografia

LEONARDO DA VINCI - Il trattato della pittura, introduzione di Rodolfo Papa - Demetra.



 










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